La scommessa di perdere
Se non rischi di perdere, non potrai vincere
Pubblicato il 06/03/2017
Quando avevo 1 anno ho vinto la mia prima scommessa sportiva, ma non è stato facile. Non è stato facile sopratutto perchè nessuno credeva in me.
È la possibilità di perdere che ti permette di vincere veramente. Analizzandola bene sembra un’equazione matematica inversamente proporzionale dove più è alto il rischio di perdere e più è alta la ricompensa della vincita. Per esempio nelle scommesse sportive c’è sempre una squadra favorita e una squadra sfavorita. Se si puntassero 10 euro sulla favorita la ricompensa sarebbe nettamente minore della vincita che si otterrebbe puntando gli stessi soldi sulla sfavorita. Perché il mondo delle scommesse è cosi: maggiore è la probabilità di perdere, più alta sarà la vincita stessa.

Se ci pensate, per capire quanto sia vero, non bisogna per forza analizzare i palinsesti di quei bet point che danno in diretta i risultati di tutte le partite di calcio e non solo. Analizzando noi stessi si può capire che siamo un centro scommesse a cielo aperto. Scommettiamo ogni qualvolta che effettuiamo una scelta e molte volte siamo obbligati a scommettere. Magari perché ci servono soldi, che nel nostro caso potremmo chiamare soddisfazioni, da poter reinvestire in altre scommesse ancora e ancora e ancora.
La natura innata dello scommettitore è insita in noi fin dai primi giorni. Ci ha invitato a rischiare anche tanti anni fa quando stavamo gattonando e ad un certo punto abbiamo notato un tesoro dall’altra parte della stanza. Era un gioco, il gioco più bello che avevamo visto oppure magari era la nostra mamma. L’emozione era così forte che dovevamo raggiungere quel tesoro nel minor tempo possibile, dovevamo farlo nostro e quella stanza di appena 4 metri di lunghezza ci sembrava una distesa infinita. In quel preciso momento stava per iniziare la nostra prima scommessa.
Nostra compagna di viaggio fin dal primo giorno, Madre Natura trasmettendoci quel senso di avventura e di scoperta ci suggerì che la soluzione migliore sarebbe stata provare a ‘camminare’. Si, avete capito bene, camminare. Muovere un passo dietro l’altro, come facevano quei giganti dei nostri genitori che si muovevano velocemente in praterie di pavimento senza mai cadere. Ma come diavolo facevano? Quale fosse il loro segreto non ci era dato saperlo e in fondo neanche ci interessava più di tanto. Noi in quel momento volevamo solo raggiungere quell’obbiettivo e con la spensieratezza di un neonato ci siamo tuffati in quest’avventura. Le probabilità di cadere erano tante, la nostra sconfitta di non arrivare dall’altra parte aveva una quotazione così alta che se si sarebbero potuti puntare 10 euro il guadagno sarebbe stato almeno di 100 euro. 100 euro con una sola scommessa. Nessuno credeva in noi, neanche i nostri amati genitori che erano pronti a tuffarsi neanche fossero i portieri della nazionale davanti ad un rigore nella finale del mondiale. Ma la vittoria, quel tesoro inestimabile, valeva più di qualunque credenza popolare e quindi via!
La nostra prima scommessa, e nessuno se la ricorda. Ora camminiamo spensierati come se mettere un piede dietro l’altro e andare avanti, indietro, a destra e a sinistra fosse una cosa totalmente normale. Equilibrio lo chiamano. Ma io ci vedo l’esatto opposto. Perdita di equilibrio! Restare fermi ed avere equilibrio ci dà sicurezza di non cadere, ma non ci permette di scommettere.
Molte volte abbiamo paura di scommettere perché in realtà abbiamo paura di perdere. Siamo diventati negativi e abbiamo perso quel senso di positività con il quale siamo nati. Non guardiamo più cosa possiamo guadagnare ma ci concentriamo più su cosa possiamo perdere. E non scommettiamo, e non scommettendo non vinciamo e non vincendo non otteniamo quelle soddisfazioni che sono benzina per la nostra autostima e per il nostro futuro.
Se questo succede, dovremmo fermarci un attimo a riflettere e cercare in noi quel bambino di tanti anni fa che spavaldo iniziò come un’equilibrista ad attraversare la strada tra lo stupore di tutti. Questo articolo lo dedico a tutti quelli che mi hanno dato una “spinta”, nel momento in cui mi stavo tirando indietro per paura di cadere. “Ce la puoi fare”, “Vai”, “Secondo me è il tuo momento”, sono frasi che potrebbero cambiare la vita di qualcun altro. Usatele più spesso.